"Ogni parola che scrivo è soltanto un altro modo per dire il tuo nome. Anche se scrivo cielo, terra, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e soltanto mamma."

martedì 9 luglio 2013

Circe per... Instamamme

Eccomi qui, con un post un po' particolare, scritto per Instamamme.net, un sito scoperto tramite Instagram che raccoglie le testimonianze di molti genitori e che ho letto spesso in questo ultimo periodo, dato che sono da poco mamma e ogni suggerimento o consiglio sono ben accetti...

 Il team di Instamamme ha accettato di pubblicare un mio post e lo trovate pubblicato qui. Ringrazio ancora le Instamamme per avermi dato l'opportunità di scrivere per loro! Se preferite, continuate a leggere...

 E tutto è già detto, anche se tutto è ancora da dire.
Come quando, durante il corso preparto, l'ostetrica sottolineava di continuo l'importanza del legame materno nel momento in cui una donna è gravida o partoriente. Di come questo rapporto si ricucisse (se si era sfibrato) o si rafforzasse (se era già forte) durante la gravidanza della figlia; di come una donna incinta cercasse nella storia della sua nascita, di cui la mamma è senza dubbio l'unica testimone attendibile, elementi utili per vivere bene il proprio parto... “Grazie al ca##o!... E chi la mamma non ce l'ha?”.
 Questo mi passava per la testa, mentre ogni parola mi faceva sanguinare un po' il cuore, il mio cuore indolenzito da anni di lutto; io, che la mamma l'ho persa a 5 anni e che sono ancora qui a scrivere di lei. Già, se una donna si trova incinta, in uno dei momenti più belli e delicati della sua esistenza (vuoi gli ormoni, la pancia, i pensieri...) e non ha la sua mamma accanto?
Vorrebbe solo che sua madre le accarezzasse la pancia, la confortasse, le raccontasse i dettagli più hot del parto, la stringesse forte sussurrando: “Non avere paura...Sarò vicino a te!” e si trova invece a doversi accontentare (le più fortunate) di racconti di zie, nonne, mamme acquisite, sorelle, cognate, amiche, suocera...Sì, ma Lei, la Mamma con la maiuscola, non c'è.
Sa bene, la donna senza mamma, che fuori dalla sala parto Lei non ci sarà, che non le potrà mai dire: “Questo bambino ha i tuoi occhi!” Ecco, fermiamoci un momento.

 Devo fare un passo indietro, tornare ad appena un anno fa, quando io, Circe, mi trovavo davanti ad un grosso passo: concepire un figlio. Il mio dolce marito reclamava la prole, dopo pochi mesi di matrimonio, e io ero ancora saldamente legata alle mie convinzioni: un figlio ti ruba tempo, spazio, energia e libertà. Ti rovina la vita, ti costringe a pulire sederini caccosi, a parlare solo di ruttini e poppate.

No, non fa per me, scherziamo? Io, un figlio, mai!

Guardavo con pena malcelata le amiche che orgogliose mi mostravano il pancione: “Poverine!” pensavo, “proprio non capiscono che cosa le aspetti!” La poverina ero io, cresciuta con il terribile vuoto lasciato da mia mamma, confusa nell'immaginarmi con un bimbo, terribilmente impaurita di ripetere la sorte di mia mamma...

Quanti anni ho impiegato ad arrivare al nocciolo della questione? Quante bugie mi sono raccontata prima di guardarmi dentro e di capire che la morsa allo stomaco che mi mozzava il respiro ogni volta che pensavo di avere un figlio, era la mano della bambina orfana che ero stata, che aveva paura di fare un figlio, di dover morire giovane e di abbandonarlo.

Era così forte il mio dolore, seppur dopo 24 anni!,che non riuscivo a pensarmi mamma senza voler vomitare. Ero sopravvissuta alla morte di mia mamma, ma non sarei stata in grado di lasciare un bambino solo, in balìa della Vita... Questo pensavo, questo provavo: mi rifugiavo dietro stupidi discorsi per non ammettere che avevo paura e che, in fondo in fondo, morivo dalla voglia di avere una piccola manina da stringere fra le mie.

Questo appena un anno fa, un mese prima del Grande Salto nel Vuoto. Già, l'ho chiamato così, il momento in cui ho accettato che il seme germogliasse nel mio grembo e desse frutto. Un Salto nel Vuoto del mio dolore, che ho voluto far tacere e zittire, che ho voluto sopprimere, lasciando spazio all'Amore e alla Vita. La Vita!

Per quanto tempo ho cercato di capirla, impastata com'era del grande lutto che mi aveva colpito. La morte di mia mamma ha corroso il mio cuore, mi ha condizionato, ha influito sulle mie scelte, giuste o sbagliate che fossero. Per tanto tempo ho cercato di esplorare il dolore forte che non mi lasciava scampo, di osservare da vicino il grande buco che avevo nel petto. Piangevo ancora per Lei, per la sua assenza, e sapevo che non avrei mai smesso, perchè se una cosa fu chiara fin da subito è che la perdita della mamma non guarisce, non passa, non si attenua.

 La Vita, che all'improvviso ha bussato forte al mio cuore, quando una piccola lucina pulsante ha squarciato il buio del mio ventre. “Vedi, quello è il suo cuoricino, senti come batte!” Eh sì, mi sono piegata alla Vita, ho lasciato la mano della Morte e mi sono buttata nel grande Vuoto, quello della scelta libera, del destino, se vogliamo...

E poco dopo Lei era già lì, a scalciare nella mia pancia, a respirare sotto al mio cuore. Lei, il frutto del mio amore e della mia scelta, la scelta di oltrepassare la morte, di intimidirla e cacciarla. Avevo avuto troppa paura, era ora di Vivere! E la Vita ha lo sguardo della piccola creatura che in una mattina soleggiata di marzo mi hanno appoggiato sul petto.

 Mia Figlia. La cura del mio dolore.

Come potevo sapere che stavo fuggendo dall'unica medicina in grado di cauterizzare le mie ferite? Che avevo paura dell'unica via che mi avrebbe condotto a liberarmi del peso del dolore? Come potevo immaginare che diventare Mamma mi avrebbe riavvicinato a mia madre, che prendermi cura della mia piccola sarebbe stata l'unica via per prendermi cura dell'orfana che ero?

 Ho cercato l'amore in ogni angolo del mondo, senza sapere che l'unico amore che mi avrebbe finalmente dissetato doveva venire dal mio ventre, dopo ore di dolore. Sono una Mamma senza Mamma e questo influirà certamente sul mio modo di crescere ed educare mia figlia, sulle paure che avrò, sui pensieri che farò mentre aspetto che torni a casa...

Ma questa è già un'altra storia. un lutto del genere non guarisce mai del tutto, è vero, ma la meraviglia sta nel fatto che noi possiamo oltrepassarlo, trasformarlo, purgarlo.
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 Possiamo rinascere, risorgere attraverso i nostri Figli, la Vita che sconfigge la Morte.


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