"Ogni parola che scrivo è soltanto un altro modo per dire il tuo nome. Anche se scrivo cielo, terra, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e soltanto mamma."

martedì 28 giugno 2016

Questa vecchiaia che mi pesa

Questa vecchiaia che mi pesa sono gli anni che ho più di te, mamma. Ho di te sempre la stessa immagine, solo che ora non siamo più nemmeno coetanee, ora io ho già vissuto 4 anni più di te. E io, che la mattina mi lavo la faccia e mi sento una bambina, io non riesco più a far combaciare l'idea di te mamma, malata, operata, morta con la me stessa di adesso, felice, con due bambine piccole, i soliti progetti in testa e (così spero) tutta la vita davanti. Ora mi appare irrimediabilmente assurdo il tuo destino, mi sembra contro natura e abominevole. Non si puó lottare 4 anni per sconfiggere un tumore per poi morire in un soleggiato giugno (domani sarà il tuo anniversario, é forse per questo che ti penso, ora più che mai?) e lasciare una bambina piccola, con due spighe di grano in mano. Lasciarla lì, in piedi di fianco a un letto altissimo, sperando che tutto l'amore datole le possa bastare per tutta la vita, che quello che le si è insegnato la aiuti in tutte le difficoltà. Accarezzo la testa della mia piccina di tre anni e penso a quale ombra di me le rimarrebbe se me ne andassi ora. E la mia piccola di 4 mesi  , cosa avrebbe di me? Io non ricordo mia mamma, è un'immagine frammentata, un volto ricomposto da mille fotografie. Ed ero più grande delle mie bambine. Quanto amore posso lasciare nei mille baci con cui le sommergo ogni giorno!? Gli basterebbe per tutta la vita? L'unica cosa che so è che rifiuterei qualsiasi paradiso per rimanere con loro. Con le mie bambine.

Saró sempre più grande di te e questa vecchiaia mi pesa.



giovedì 5 novembre 2015

Quelle volte che


Ci sono volte che mi manchi di più. Come quando ho l'impressione che nessuno mi stia guardando le spalle.
Siamo qui per guardarci negli occhi e dirci che siamo forti, gente con le palle, che le difficoltà servono solo a renderci più caparbie.
La verità è che quando mi trovo a dover soppesare ciò che ho perso, ogni volta perdo il conto di ciò che avrei potuto avere.

Anche solo una mamma che si sarebbe sbattuta per me, per proteggermi, tutelarmi, aiutarmi.

Anche solo per sapere che ci saresti stata, anche solo per una parola di conforto.




domenica 28 dicembre 2014

Corrispondenza

Questa é una delle tantissime mail scritte alla mia Frida. Ho scelto di pubblicarla qui, seppur scritta di getto e per un uso privato, perchè ho toccato argomenti che mi stanno molto a cuore e penso che non saprei esprimerli con parole diverse.
Ve la regalo così come l'ho scritta, buona lettura.


Quando gironzolo su internet, mi imbatto in molti blog di gente della mia età. Fanno post interi sull'ultimo shampoo usato, su abiti e locali "in"... Poi penso al mio piccolo blog, a cui non faccio pubblicità, che praticamente scrivo solo per me. Quando rileggo quello che scrivo, dopo averlo pubblicato, mi rendo conto di come sia tutto buttato lì di getto, senza filtri, senza aggiustamenti, senza riflettere. Come se ogni volta mi aprissi il torace, con la lama di un italiano un po' stentato, a volte scorretto. Ma così vero, Dio quanto vero! E questo arriva, a te e a tante donne che in questi anni mi hanno scritto per ringraziarmi. Lo so che è un blog che forse fa venire tristezza, ma è un blog medicina, che si prende quando duole il cuore. E poi,  non ci si pensa più. Ma a me va bene così. Anche io vivo giornate in cui non sono orfana. Ma sono momenti illusori. Tutto questo per dire che le tue parole mi hanno fatto un gran piacere. Tutte noi siamo doni, regaliamo a chi ci sta vicino una vita piena e vera, di cui non sprechiamo nulla, perchè sappiamo quanto sia effimera.... Non c'è scampo, e allora, come ho scritto, noi siamo spudoratamente vive. 

Ho incontrato una donna non vedente, e quello che mi ha colpito è stato che ha detto che dire di essere ipovedente la descrive nella sua totalità e che è la prima cosa che vuole che gli altri sappiano di lei. Non è lo stesso per noi? Quante volte nella vita, al lavoro, avremmo voluto dire: ehy, vacci piano con me, non parlarmi così, io non ho la mamma, sai? Trattami con dolcezza. Ma non si puó, ci riderebbero dietro! E allora noi che abbiamo una disabilità emotiva non possiamo palesarla, non possiamo, come un ipovedente fa, chiedere il posto sull'autobus, ma dobbiamo viaggiare in piedi, con le gambe che tremano, mentre molti stanno a sedere, nel lungo viaggio della vita, senza sapere che a noi sanguina il cuore.

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Non è Natale più


Non so se sarò in grado di infilare in questo post tutto quello che mi é passato per la testa in questi giorni.

Sono sempre giorni difficili, quando hai perso qualcuno che ami.

Non sono certo le luci di Natale ad illuminare un po' il tuo dolore.

Una cosa, però, l'ho capita.

Solo ora, che sono figlia e mamma, orfana ma allo stesso tempo guarita dall'amore per mia figlia.


Il dolore di una madre non ha eguali.
Lo dico da orfana, da figlia. Ho lottato tutta la vita contro il mio dolore, ma solo ora capisco che ne ho assaggiato solo la parte meno amara.

Io ho la mia vita, ho il futuro, ho mia figlia.
Ho ancora negli occhi le luci di Natale.

Mia nonna, che ha perso sua figlia, non ha più nulla.
Per lei non è Natale mai più.

Non è tregua, non c'è magia.
Il dolore sordo rimbomba se possibile ancora più forte, quando tutti intorno a te sono felici.

L'unica soluzione è l'isolamento, una soluzione che fa male a tutti.

Ma cosa resta a una mamma che ha perso una figlia?
In cosa spera, a che cosa si aggrappa?

Cosa farei io oggi se perdessi la mia piccola?

Io lo so.
Impazzirei.

Non per modo di dire, tanto per parlare.
No, io semplicemente diventerei pazza.

Addio convenzioni sociali, addio vita, addio persone.

Ora so che il mio dolore non é paragonabile. E capisco mia nonna, in tutti i suoi spigoli, nella sua mente che ora fa le bizze, che appanna il vetro della sua memoria, che la offusca. Forse le sta donando solo un po' di pace.





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domenica 26 ottobre 2014

Buon compleanno mamma

La tua vita è stata un lampo. Intenso e brevissimo. Lo so bene, posso ben dirlo, ora che ho vissuto più a lungo di te. Che cosa vedo, se mi volto indietro?

Una carrellata di episodi adolescienziali, teneri da commuovere, ma ben lontani dalle emozioni della vita adulta. Quel che vedo, un tempo, ha rappresentato il mio mondo. Ora mi accorgo che era solo una piccola parentesi destinata a chiudersi.

Non conoscevo il concetto di eterno, eppure ne parlavo spessissimo. Ma l'eternità si percepisce nel frammento di tempo in cui il tuo corpo ne mette alla luce un altro, nel buio del dolore assoluto, quando lo strappo del cuore lascia espandere l'amore incondizionato. L'amore per un figlio rappresenta l'unica umana eternità.

Parlavo spessissimo d'amore, senza aver ben capito quanto coraggio richieda la scelta di unirsi in matrimonio con un'altra persona, lasciando in mano al destino la propria vita, indissolubilmente legata a un altro essere umano.

Ora che sono più grande di te, mi rendo conto di come la giovinezza si un periodo pieno e profumato, ma le mani affondano nella coppa della vita solo da adulti, quando aumenta la posta in gioco ma anche l'emozione di vivere le vere grandi gioie.

Tu ti sei sposata, hai avuto me. Senza dubbio hai potuto gioire di questi grandi momenti di vita.

Ma ora, che sono a letto con mia figlia di 19 mesi, ti penso già malata. Già con una diagnosi, il tuo male etichettato, forse la prima operazione. Cosa poteva essete il tuo mondo allora, giovanissima madre, persa tra le Mie prime conquiste e il tuo male, distesa nel tuo dolore accanto al mio sonno, con la mia vita che esplodeva di fanciullezza e la tua giovinezza che veniva sfiorita dalla chemio...

Dove lo hai pescato il coraggio di sorridermi per quattro lunghi anni, la forza per insegnarmi, farmi crescere, la lucidità di insegnare a mio padre come curarmi e proteggermi (anche se lui ora l'ha dimenticato)....

Oggi abbiamo festeggiato il tuo compleanno, ho preso una torta per te. Ti ho pensata tanto, ho pregato per te, ho pianto per te, ma anche per tutte le mamme che dal cielo guardano i loro figli crescere vivere amare sognare cadere. E poi rialzarsi. Sempre feriti, certo, sempre sbilenchi e mai a fuoco, ma ininterrotti e crudi, caparbi e forti. Profondamente grati e intatti, spudoratamente vivi.


Buon compleanno mamma mia....
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venerdì 18 luglio 2014

Frida

Non aggiungo altro.
Se non che questa è tutta,
ma proprio tutta,
per te.










giovedì 10 luglio 2014

Per il 29 giugno appena passato


-E così... Tu lo faresti?-

Risuonava, la Sua Voce, nella moltitudine di mille lingue.

-Sì.-

-Sai cosa dissi a Maria?-

-Sì: una spada ti trafiggerà il cuore.-

Non era facile ascoltare.

In più, il sole filtrava dalle tapparelle abbassate.

Disegnava spirali di polvere, e accecava.

La Moltitudine parlò ancora.

-Ti ho mostrato il futuro. Non è qualcosa che faccio spesso.

Ma tu Mi hai tanto pregato... Sei stata così insistente...

Come vedi, Io non agisco casualmente.

C'era un motivo ben valido per non esaudire la tua richiesta.-

Era vero.

Quello che aveva visto nel momento in cui le era parso di addormentarsi era...

Spaventoso, orribile.

E il tutto visto in un vortice di immagini, da far venire la nausea,

come un rullino che si avvolga su se stesso e proietti frammenti di volti e storie...

Ma il senso, la Fine, l'aveva compresa molto bene.

Riavutasi dalla nausea, parlò:

-Non pretendo di conoscere la Vita meglio di Te.

Non ho pregato tutti questi anni come se fossi cieca e sorda.

So quali possono essere le conseguenze.

Ma io desidero un figlio sopra ogni altra cosa.

Lo voglio.

E anche se adesso tu mi hai mostrato la mia ...malattia...e la mia...-

Deglutì.

-...morte...- disse infine - non credi forse che ogni madre,

nel momento in cui accetta di concepire una vita,

non si abbandoni alla più totalizzante delle fragilità?

La madre si fa cristallo.

Sa già che morirebbe di dolore se accadesse qualcosa alla sua creatura,

comprende che il futuro sarà interamente occupato dalla preoccupazione per suo figlio.

Ma sa anche che morirebbe di dolore nel doverlo lasciare.

Io non sono speciale, sono solo già mamma nel mio cuore, e voglio un figlio.

Maria ti ha forse chiuso il suo cuore, quando tu le hai detto che sarebbe morta di dolore?-

-No. E' solo per questo che ho voluto che mio Figlio nascesse da una donna.

Voi siete fragili, è vero, ma lottate come leoni, siete indistruttibili,

e anche se distrutte sapete rinascere.

Riuscite ad annullarvi per creare un altro essere, che vi strapperà il cuore

e lo condurrà lontano, con sè, nell'abbagliante sua nuova vita.

So che sarai forte, ma avrai pochi anni.

Regalagli tutto quello che hai. Crescilo nell'amore e proteggilo.

Ho deciso di donarti un figlio.-


Era una lacrima.

Arrivò scivolosa fino al bordo increspato di un sorriso.

E lì si spense.


-Grazie.

Ma ho un'ultima cosa da chiedere.-

-Ora tu però stai esagerando, mi pare...-

-Voglio solo restare con lui.-

La Moltitudine di voci si alzò di un tono, aspra.

-Che cosa? Mi sembrava di esser stato chiaro.

Tu non resterai qua ancora per molto.-

Era coraggio? O follia?

-Io intendevo... dopo... Dopo la.... Insomma, dopo.

Voglio restare qui, con lui.

Tu puoi farlo, vero?-

-Posso. Ma rinunceresti al Mio Regno?

Alla Pace?

All'assenza di dolore?

Alla Luce?-

-Permettimi di rimanere. So che avrà bisogno di me. Sempre.

Anche quando sarà grande.

E io, come potrò, gli indicherò la strada.

Un soffio, una musica, un sogno... Qualcosa m'inventerò.

Non ci sarebbe altro luogo in cui vorrei stare, se non al suo fianco.-

Il fiume di voci ripensò con una punta di orgoglio al giorno in cui optò per il libero arbitrio.

Pensò proprio di aver fatto un bel lavoro.

Sia quel giorno, che il giorno in cui inventò le Madri.

Che creature strane. E affascinanti.



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