Con queste parole si è conclusa la mia annuale visita di controllo.
La chiamano genetica, ereditarietà...
Io la posso tradurre in un'unica parola: PAURA.
Paura di non sapere, paura di sapere.
Paura di scoprire che il male subdolo che ha ucciso mia mamma è dentro di me,
paura di non scoprire in tempo che il male subdolo che ha ucciso mia mamma è dentro di me.
Non è mai stata così profonda, la mia paura.
Ho passato tante notti,
ultimamente,
con gli occhi fissi nel buio,
a pregare,
sperare che tutto andasse bene,
stringendo la manina di mia figlia,
desiderando con tutte le mie forze di vederla crescere,
mi dicevo: "Io voglio esserci, io voglio essere con lei in tutti i momenti importanti della sua vita."
Più che un desiderio, era un ordine.
Alle forze celesti, a Dio, al Destino...
Perchè ora ho Lei, la mia ragione di vita e non voglio abbandonarla.
Voglio che sia felice, spensierata, serena.
Voglio vivere per lei.
Non voglio lasciarla.
E così, paralizzata su quel lettino, con l'età di mia mamma quando mi ha lasciato, ho pregato e sperato di sentire le parole con cui si è conclusa la mia visita.
"Tutto bene"
Parole che mi hanno sciolto l'animo.

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